Come chiudere gli occhi. Come sentire gli arti molli. Come abbandonarsi nel completo assopimento dei sensi. Guardare la tela di Alessandra Carloni è superare la soglia del segno. Anche oltre, è un lasciarsi condurre un passo oltre attraverso lo schermo reticolato della tela per accedere al sogno, ad un mondo intatto, mai visto, un cosmo fiammante ed ignoto, immaginifico di oggetti, di suoni, di presenza e colori.
Ecco che lo sguardo si perde nel distacco e si contorce la mente al passo del varco verso uno stato che è ypnos: rapimento tra sogno e segno, tra ipnosi e senso.
E allora è tutto un perdersi tra giunture e congiunture meccaniche, tra tubi e congegni che collegano stati esistenziali, come istantanee scattate a bruciapelo e depositate nella struttura della memoria. Flashback velati di onirico come souvenir personali che la Carloni dona allo sguardo di chi vuol entrare e lasciarsi trasportare…
Al suo interno, è questo meccanico laboratorio della mente, questo agglomerato di immagini di umanità, di animalità, di artificialità, che ci evidenzia come le profonde radici della Carloni siano immerse in questo habitat multi direzionale di realtà, che più di altri la permea e la espone alla dissezione delle proprie istanze.
E lei è li, presente, vagante. A scrutare, ad esaminare, a cercare di …volare. A cercare di risolvere il gioco della propria mente. Come ogni essere umano capace di osservare, in grado davvero di guardarsi perduto nel vuoto assoluto della propria interiorità…. Come fare una passeggiata nella mente, non riuscendo più a volare.
Alessandro Morino