Gli oggetti collezionati, per via del mezzo di rappresentargli ma anche per via del gesto di collezionare hanno perso parte della loro identità, lasciandone una percezione diversa.
Oltre alla loro non materialità, e quindi non funzionalità, si disegna mano mano una seria di contraddizioni forti tra l’immagine dell’oggetto e l’immaginario che le è solitamente attribuito.
Inoltre, l’immaterialità di questi oggetti crea un rapporto ironico con il gesto stesso di collezionare: ammucchiare della non materia, conservare, ordinare, articolare del vuoto.
Questa rappresentazione è impossibile a cogliere dal tutto perché la luce deve essere frontale e perpendicolare per creare al meglio il trompe-l’oeil, così come lo spettatore dovrebbe essere al stesso identico posto per guardare l’illusione ottica.
Così fossilizzata, questa collezione assume quasi la pesantezza e la solennità di un cimitero, come se fosse ci fosse presentato il residuo dell’immaginario collettivo associato a questi oggetti del quotidiano.