Claudia è una sempre in gavetta… Così mi sento, una che deve sempre imparare e che non arriva mai! Ma questo mi dà molta soddisfazione… non amo molto chi “arriva” senza faticare, studiare, cadere, sempre col sorriso sulle labbra, lì, incollato alla faccia…
Sono intollerante, sì, è vero… sono critica con chi arriva per raccomandazioni, per fortuna, per sorrisi… Le sembro cattiva?
Forse un po’ lo sono, sono severa come lo è stato mio padre e il padre di mio padre e indietro, indietro… Lavorare, lavorare, lavorare, MA! C’è un ma… senza mai togliere una carezza a qualcuno, senza mai andare avanti davanti ad una lacrima… lavorare per me significa: lavorare con l’uomo, con la persona, con il suo cuore, con la sua fatica… non fare mai sentire solo nessuno… forse per questo dipingo l’anima delle facce… così le chiamo io…
Raccontarsi… io nell’arte non mi racconto molto… io racconto, o almeno, cerco di raccontare gli altri, spesso i più soli, i più sofferti, i più devastati dalla solitudine, i più piccoli… Mi viene sempre in mente “Quello che farete al più piccolo fra voi, l’avrete fatto a me”…
E poi, poi quando sento dentro la mia anima il graffio della loro, allora creo, ma sempre tenendo d’occhio la scelta dei colori che deve fare sognare o la scelta delle parole, per il teatro, che deve fare sperare.
Il sogno , la fiaba, la fantasia, sono i colori della vita? Come li descriverebbe?
Il sogno per me ci allunga… verso l’alto, la fiaba ci fa invece tuffare dentro il nostro cuore e i colori… i colori, come le parole, non finiscono mai… combinazioni su combinazioni… che miracolo!
L’Arte per me è un mestiere, una vocazione, come tutti gli altri mestieri e tutte le altre vocazioni. Mestiere, perché è fatica, regola, alzarsi presto la mattina, pensare al lavoro anche quando vai a dormire, quando mangi, quando hai mal di testa, questo è il mestiere. Vocazione, perché penso sempre che se ognuno di noi avesse la forza di rispondere, scegliendo il mestiere che sia anche vocazione, saremmo tutti più buoni…
Sa perché dico che l’arte è un mestiere come un altro?! Quando mi metto lì a pensare cosa creare e mi arrabbio con me stessa, perché non mi viene niente… penso a un semplice infermiere che lavora nella terapia intensiva con i bambini e … mi metto subito a lavorare, senza lamentarmi.
Mi sto un po’ dilungando… ma Lei mi fa delle domande così ricche, così interessanti… che le vorrei spiegare tutto… E quindi io le dico cosa penso, poi, viste le domande intelligenti, mi rilasso e affido a Lei i tagli e le cuciture…
Viaggio… io odio viaggiare, ma amo viaggiare col pensiero… mi piace più il mio mondo: ha una musica dolce e un silenzio pieno e colori e facce a cui voglio tanto bene… come la mia ultima opera “Piero” che ho cambiato in “Blue Piero”… a quel bambino io voglio bene! Ma non esiste… è nato così… chissà da dove è venuto…
Metafora… non saprei… questa parola mi ricorda l’estate della mia quinta elementare… che mi sono portata al mare l’Eneide… che meraviglia!
Nel suo percorso artistico l’esperienza internazionale, qual è la differenza sostanziale tra il “fare Arte” italiano e quello straniero?
Un tempo era diverso… eravamo diversi… era bello che fossimo ognuno diverso dall’altro, l’italiano dal francese, dallo spagnolo, dall’americano… ora con la globalizzazione siamo tutti molto simili… per me troppo.
Io… l’unica differenza che sento ancora è nella sensibilità all’arte che ancora nell’Italia meridionale è forte… ancora qualcosa di nascosto là è rimasto…
Il problema è che nel mondo non c’è più niente di nascosto e quindi non si riesce a scoprire più niente…
Le mie passioni: i bambini, le piante, la casa, i soprammobili, i ricordi, le carezze…
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