Fotografa, pittrice e scrittrice, vivo e lavoro a Milano.
Fotografa amatoriale da sempre, l’avvento della fotografia digitale mi ha dischiuso orizzonti inaspettati.
Così, pur continuando anche a dipingere con tecniche tradizionali, da qualche anno sto prevalentemente utilizzando le mie foto digitali per creare quadri mediante elaborazioni grafiche di vario genere.
Scrivo anche racconti e testi poetici, alcuni dei quali sono stati pubblicati in antologie, e sto coltivando un progetto di collegamento tra scrittura e immagini, nel senso che mi interessa sempre di più creare immagini da cui possa prendere avvio la narrazione di una storia.
Lo sguardo di una Maga
“Voglio essere
lo sguardo profondo
che interroga i misteri
che si aggira nei labirinti
che sfida l’indifferenza
che ricerca l’equilibrio
che insegue nuovi orizzonti
che cavalca lo spirito del suo tempo:
lo sguardo di una Maga.”
(Donatella Sarchini)
La fotografia ha di per sé qualcosa di magico, perché cattura la realtà fuggevole rendendola persistente nel tempo.
Ma una magia ancora maggiore è la dilatazione del significato di un’immagine fotografica trasfigurata mediante contaminazione con le arti grafiche e con la poesia.
In tal modo la foto elaborata diviene narrazione dinamica, nell’immaginazione di chi la guarda, poiché in essa non esistono più né territori chiusi né confini.
Attualmente sto sperimentando una nuova tecnica, che amo definire ”materico-digitale”, mediante la quale cerco di evocare visivamente anche una dimensione concreta (quasi tattile) dell’immagine, in modo da conferirle una dimensione in più rispetto alla superficie liscia e patinata tipica della fotografia. Si tratta di un’illusione, d’accordo, però l’intento è quello di suscitare un maggiore coinvolgimento nell’opera.
Le 6 immagini che propongo rappresentano un saggio di questo mio nuovo progetto espressivo, assai più vicino alla pittura che alla fotografia.
Nelle mie opere Il titolo ha un ruolo fondamentale.
Esso è parte integrante dell’opera quanto lo sono i colori e la materia fisica di cui è composta, e rappresenta la scintilla che innesca e guida la concatenazione di immagini mentali suscitate visivamente dall’opera.
Premesso che in un’opera d’arte ognuno è libero di vedere ciò che vuole, il titolo invita il visitatore ad entrare, farsi un viaggio nell’opera, e confrontare il suo punto di vista con quello dell’autore.
Ma un fuoco si può accendere in tanti modi… e spesso le mie opere hanno un doppio titolo, uno in italiano (la mia lingua madre) e l’altro in inglese; non sempre l’uno è la traduzione letterale dell’altro, e a volte viaggiano su binari distinti e paralleli.
Talvolta ho conferito a una mia opera titoli differenti in periodi diversi, a seconda della mia disposizione d’animo o in dipendenza del contesto di esposizione.
Perché la vita ha dinamiche imprevedibili, e mi piace assecondare questo suo continuo divenire; mi piace seguire ed esplorare il flusso della corrente nel tempo.
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