Manuele Spelta alias LELE PICA’ nasce a Voghera nel 1979. Si laurea in Architettura al Politecnico di Milano ed esercita la sua professione di architetto, arredatore, designer e professore di Storia dell’arte e disegno nella città di Pavia, dove vive. Nel 2011 da una ”illuminazione” nasce il punto di forza del suo percorso creativo; nel tempo, maturerà sempre più l’entusiasmo che lo porta alla ricerca di materiali e tecniche per esaltare l’intreccio tra pittura e luce. Nel 2012 aderisce al MANIFESTO FU’TURISTA e scrive il manifesto sulla luce.
MORE IS LESS and LESS IS MORE
La luce è il mio essere…ciò che mi farà scoprire nuove emozioni in un gesto semplice di un click… on-off. La luce supera l’immaginazione e crea curiosità e stupore; una sensazione che pervade lo spazio.
L’UOMO COL CAPPOTTO E CAPPELLO
Un uomo con cappotto e cappello, un personaggio umile dai gesti eleganti, un ombra sulla tela che come tale esiste se esiste la luce. Un percorso visivo e narrativo nel quale il surreale trasforma il reale; diventa quindi essenziale l’interazione pratica e simbolica di oggetti e ambientazioni, che troviamo ricorrenti in tutto il lavoro dell’artista: ecco che un ombrello appare all’improvviso alla pioggia, fiori e alberi crescono e moltiplicano, il mare ingrossa e un mazzo di palloncini colorati solleva un uomo come fosse una piuma.
L’uomo col cappello è osservatore e osservato in un mondo che gli appartiene, nel quale si muove con sicurezza e le cose sono parte di esso.
LA LUCE ATTRAVERSO LA MATERIA
La luce è da sempre massima espressione ed icona indissolubile di Verità e Divinità. Lele Picà impronta la propria ricerca proprio su questo principio formale, aggiungendo luce alla luce, per svelare più di quanto la superficie lasci credere: le opere, talvolta astratte, talvolta figurative sono realizzate con matericità fortemente gestuale. Nel suo lavoro è percepibile la lezione spazialista e la retorica illusionista, proprio del gioco di prestigio. L’artista svela con la luce artificiale ciò che la luce naturale concede solo in parte, trasformando l’opera materiale in una metafora di respiro neoclassico.