”Una attrazione irrefrenabile verso l’arte come studio dell’individuo nella sua individualità, curiosità, forza interiore, voglia di emergere e di combattere per un ideale e ancora passione per il cinema, per films di forte impatto: enigmatici, violenti…. Come d’altronde è violenta la vita!
La ricerca di se stesso, la smania di comprendere chi si ha di fronte e allora l’espressione artistica comincia a delinearsi ed a riversarsi su qualsiasi supporto disponibile. Nascono i suoi primi bozzetti, i suoi primi appunti ed ecco che appare chiara la strada verso la Scuola del Fumetto. E’ così che Matteo Costanzo, giovane artista visivo, impronta la propria formazione artistica.
Ma presto il fumetto diventa insufficiente, non basta per esprimere il vortice di sensazioni interne che invadono questo ragazzo che vive in una grande metropoli. E’ difficile trasferire su carta il problema dell’emarginazione che attanaglia la nostra società, la lotta all’omofobia e nel contempo la sopravvivenza che è insita in ognuno di noi. Ecco che il pennello, la tela, l’acrilico ed un connubio di colori forti e audaci fanno al suo caso. Questo è ora Matteo.
I suoi lavori sono concetti che esprimono una precisa volontà di comprensione e sono denunce di sentimenti quotidiani e complessi. Le sue tele sono distese compatte di colore, il rosso ed il nero sono cromie predominanti, come vigorosi sono i messaggi che questo artista vuole lanciare a chi si sofferma ad osservare i suoi quadri.
I volti ricorrono frequentemente. Spesso sono i visi di persone che hanno fatto la storia del cinema o dell’umanità, che hanno tracciato dei percorsi, che hanno lottato per un ideale. La bocca è l’elemento che attira: rossa, carnosa, delineata e precisa. Chi osserva non può non rimanerne attratto e porsi delle domande. Le sue opere sono fortemente enigmatiche, raccontano di uomini e di donne che vogliono essere protagonisti; sono figure imponenti nel loro spazio e nello stesso tempo, sintetiche, essenziali. Provocazione, seduzione ed emozione soffocata vivono in osmosi sulle tele di Matteo Costanzo. “Nec spe nec metu” ricorre in ogni pennellata, in ogni soggetto, in ogni opera finita. Il turbinio di sensazioni interne lo costringe a non ripetersi a non adagiarsi su certezze acquisite e spesso si trova a decostruire una immagine originaria della quale ha intuito la verità per poi ricomporla, sicuramente meno armoniosa ma più diretta.
Come Kubrick nelle sue pellicole usa il labirinto mentale, l’eco, il doppio, lo specchio, gli interni, la notte, la luce fredda artificiale, così Matteo Costanzo affascinato da questo regista esprime disagio, inadeguatezza, inaccoglienza dello spazio e sofferenza.
Questo è ciò che si respira accanto ai suoi lavori e questo è ciò che sicuramente vuole trasmetterci attraverso la sua arte. Chi osserva è spinto a reagire, ad opporsi agli stereotipi e a sentirsi individuo!”
Dott. Tiziana Tamburi
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