Nicola Piscopo di norma pittore surrealista che “gioca” tra significati e significanti, nella serie presentata in questa finale (l’autore fa riferimento alla finale Martelive 2011) ha lasciato invece prevalere le sue influenze secentesche, tra Joseph Ribera, Caravaggio ed il naturalismo barocco napoletano: su sfondi neri forse trasudati da qualche tela di Velasquez illuminata magari dalla luce mefistofelica de “La lampada del diavolo” di Goya, fa emergere dei primi piani che presentano sotto forme da incubo e grande sintesi pittorica, i tratti sbozzati con crudele decisione, di soggetti Baconizzati attraverso l’uso di qualche lente (mentale) deformante che ne sdoppia le terrorizzate e terrorizzanti fattezze non usando le tipiche sfumature alla Dalì di Piscopo, ma piuttosto illustrando con poche pennellate “di pancia” una sensazione difficilmente controllabile. L’orrore e la follia sembrano infatti degli immediati fuori-campo che hanno prodotto le smorfie orripilate, frutto pare di quei demoni personali che sembrano materializzarsi durante le crisi di panico, riflette l’artista, quando forze invisibili impongono la pa-ralisi psicosomatica e la convinzione irragionevole che non esistano vie d’uscita, impressione smentita da questi intensi ritratti dell’ignoto, che esorcizzano le ombre senza far finta che non esistano.
Il 7 – Marco Settembre