L’artista emergente Simone Lingua inizia a dipingere all’età di sei anni. Fin da piccolo si esercita ad apprendere le diverse tecniche, ispirandosi inizialmente alle opere di Monet. Successivamente, frequentando il liceo artistico, perfeziona le tecniche del disegno a matita, ad olio e soprattutto la lavorazione della creta, che lo inizia nella realizzazione di sculture in gesso. Dopo l’abbandono del figurativo, inizia quindi a realizzare opere sempre più tecnicamente eterogenee, passando dagli oli agli acrilici, all’uso di stucchi e colle viniliche. Le sue opere non hanno un percorso evolutivo ben preciso, tant’è che, talvolta, l’artista stesso fatica a riconoscerne l’ordine cronologico. Alle critiche riguardo la “mancanza di riconoscibilità”, Lingua risponde rivendicando l’intimità di questa scelta e il totale distacco da influenze di tipo commerciale.
Nel 2002, al terzo anno di Accademia delle Belle Arti a Firenze (sezione scultura) decide di dedicarsi al mondo del retail; fino al 2005 lavora come visual merchandiser per alcuni negozi del centro a Firenze, per poi trasferirsi ad Arezzo dove ha inizio il suo percorso all’interno di un prestigioso studio di architettura. L’architetto crede in Simone fin dall’inizio, delegandogli la progettazione e la gestione delle vetrine per alcuni negozi mono brand, coinvolgendolo parallelamente in tutte le attività che richiedono creatività. Tramite lo studio, per il quale attualmente lavora, ha la possibilità di partecipare come designer e creativo alle nuove immagini di noti marchi di moda, per cui progetta alcune facciate a Las Vegas (City Center), Shanghai (IFC) e Sidney, sviluppando un concetto di Arte cinetica da lui completamente ideato, che Lingua segue personalmente in tutte le fasi, fino alla realizzazione finale. Quest’esperienza professionale è fondamentale per la sua maturazione artistica, in primis per quanto concerne l’arte cinetica: sperimenta dinamiche di movimenti creati dalla rifrazione delle immagini sull’opera stessa (cilindro e quadri cinetici) e cinetismi percepiti attraverso la colorazione di materiali trasparenti intersecati tra di loro (cubo cinetico).La sua mente, da questo momento, percepisce gli oggetti con uno spirito di osservazione diverso, cercando movimento in tutto ciò che osserva.
Affascinato da qualsiasi tipo di riflesso, inizia ad interpretare con le sue opere quello che la percezione visiva, continuamente e nuovamente stimolata, gli suggerisce. Simone Lingua considera le sue opere “studi”, diretti verso la continua ricerca del cinetismo “perfetto”; nascono da intuizioni fatte di concetti minimali, per poi aggiungere elementi che successivamente, se ritenuto opportuno, elimina. Nella sua fase evolutiva artistica attuale, ogni opera realizzata è solo il primo anello di una catena che, utopisticamente, non avrà mai fine.
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