Valentina Addabbo si laurea in Pittura all’Accademia Albertina di Torino con una tesi sulla simbologia del rosso.
Il suo lavoro parte sempre dalla rappresentazione del corpo: visi che si deformano, nasi e bocche spropositate, corpi che diventano lunghi poi si accorciano, corpi evanescenti che diventano ombre e dal corpo si staccano vivendo di vita propria. Non le interessa il corpo bello, ma piuttosto la sua bruttezza, la sua animalità, la sua parte aliena, il suo contorcersi nella lotta contro il tempo e la meraviglia dell’adattamento alle diverse situazioni, la capacità ancestrale di diventare animali, di ritornare animali e poi nuovamente umani e poi nuovamente terra.
Utilizza il disegno semplicemente per raccontare i suoi stati d’animo, quello che prova ma non riesce a spiegare. Disegna quello che vede: “se avessi saputo scrivere bene probabilmente avrei fatto la scrittrice, ma tant’è”.
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