L?artista Sara Pellucchi è una pittrice contemporanea. Ha inziato dal disegno per arrivare a un espressionismo astratto.
?Nata a Seregno (MB) nel 1983, ottiene nel 2002 il diploma di perito aziendale corrispondente lingue estere. Nel 2003 inizia a frequentare la Scuola d?Arte di Cabiate (CO), specializzandosi in arte contemporanea concludendo lo studio nel 2010.
Il disegno si evolve in un espressionismo astratto dai colori semplici ma incisivi. Tavole minimaliste cariche di pathos rimarcano i lati più introspettivi dell?inconscio emotivo dell?autrice, in contrapposizione con il mondo che la circonda. Nelle opere di Shifter si possono ritrovare echi dei maestri dell?astrattismo quali Franzk Kline e Willem de Kooning. I colori demarcano i soggetti della rappresentazione, garantendo una nitidezza e un contrasto cromatico capace di dare dei primi fondamentali sentori del significato dell?opera. Molti quadri rappresentano animali e insetti, creati utilizzando spirali o il colore pieno del grigio. (?Il colore Grigio è simbolo di distacco che denota un atteggiamento di auto protezione. Il Grigio conferisce neutralità o comunque un atteggiamento di prudente attesa di fronte alle scelte. Questo colore aiuta nella propria difesa e protezione, accresce saggezza e prudenza ma al contempo rende distaccati e introversi?. Testo tratto dal libro -Nero. Storia di un colore- di Michel Pastoureau). Questi soggetti sono disegnati mentre si affacciano alla loro realtà; le figure grigie prendono il colore della nebulosa da cui vengono riflessi, la quale però è diversa dal colore effettivo della loro sinestesia nel nome che hanno, e infatti cola da loro e svanisce. (La sinestesia è un fenomeno sensoriale/percettivo, che indica una ?contaminazione? dei sensi nella percezione. Associare involontariamente lettere, parole e numeri a dei colori). Lo stesso significato del grigio persiste nei quadri dove fa da protagonista un piccolo omino col cappello, di nome Montserrat. Montserrat è colui che vive nella mente della pittrice, e vede i sogni e i ricordi. È stato creato per poter essere libero di vivere negli infiniti spazi della creatività, cosa che nessuno di noi può fare nella vita reale; a lui viene lasciata la possibilità di fare quello che vuole, e ciò va in contrapposizione a quello che viviamo tutti i giorni.
Le ultime opere realizzate sono le Monadi: piccoli mondi indipendenti in un dubbio ed infinito panorama e le Alture, che per il tratto richiamano la Street Art e ricche di introspezioni solitarie.
Capire un?opera di Shifter non è compito facile. Tentacoli, cerchi concentrici e dardi rompono con l?astrattismo più classico, per immergerci in un surrealismo capace di analizzare il proprio io e le proprie sensazioni. Ciò che prova l?artista è lì, tra le robuste pennellate dei suoi quadri?.
Biografia a cura di Leonardo Marzorati
?Nel luglio del 1978 John Szarkowski, direttore del dipartimento fotografia del M.O.M.A., presentò presso la stessa sede, la memorabile mostra fotografica ?Mirrors And Windows? (specchi e finestre). Questa idea di leggere l?opera d?arte o come un riflesso di noi stessi, quale momento liberatorio di meditazione, o come un interessato sguardo indagatore, va particolarmente bene per leggere le opere di Sara Pellucchi. Nelle opere pittoriche, fatte di segni semplici, di campiture semplici, di colori semplici, di geometrie precise ma realizzate senza la forzatura degli attrezzi del disegno geometrico, questa autrice presenta a noi quell?aspetto intimo di chi ha scremato tutte le sovrastrutture e si guarda dentro attentamente. Anche quando abbandona la geometria e si addentra nelle vaghe forme informali, sempre si coglie la simbologia, che dispiega la strada dell?introspezione. Differente è il suo atteggiamento con la fotografia che non usa nel senso classico del mezzo ma è come un prolungamento del pennello con la novità di guardare attraverso una ?finestra?. L?autrice cerca in questo modo conferme a quanto il suo ?specchio? ha messo in luce. La semplicità dello sguardo macchina ricalca il suo atteggiamento di fronte alla tela: non c?è bisogno di stupire o recitare grandi proclami. È come se la perfezione (a cui tutti aspiriamo) risiedesse nella consapevolezza dei nostri limiti. Sara usa il segno pittorico ?impreciso?, lo scatto ?elementare?, per riconoscere senza esitazioni le ipocrisie dei falsi problemi e concentrarsi su poche cose chiare ed imprescindibili. È a questo punto che chi condivide queste visioni entra subito in empatia con l?autrice instaurando quella proficua condivisione agognata dall?artista?.
Commento dell?Architetto Orsi Carlo.