E’ stato il tema sul quale i nostri giovani artisti si sono concentrati in occasione della VI MostraEvento… riteniamo che sia quanto mai importante continuare a parlarne!
Pochi mesi fa a Milano compariva un muro di bambole alle Colonne di San Lorenzo per protestare contro la violenza sulle donne. Artisti ed esponenti della moda hanno partecipato ad un progetto artistico che ha riportato al centro del dibattito milanese il problema della violenza sulle donne. In primavera al PAC esponeva Regina Jos Galindo. E l’estate non è stata da meno con performance a Torino e una mostra collettiva in Basilicata. L’arte contemporanea spiega il suo tempo e il problema della violenza sulle donne sembra essere, o rimanere, un problema dei nostri giorni. Pittori, scultori, performer, streetartist e fotografi sono sempre più attenti a questo problema. L’arte contemporanea si schiera per il sociale e come sapete questo ci piace tantissimo, Mostrami è nato proprio per questo!
Il problema della violenza sulle donne (report Unione Europea) è quanto mai un problema vicino a noi: in Europa una donna su tre sopra i 15 anni è stata vittima di violenza; fisica o sessuale, almeno una volta nella vita. E, inoltre, più della metà delle europee, il 55%, ha dichiarato di aver subito una molestia sessuale. Il 18% delle donne, poi, è stata vittima di stalking e atti persecutori. Il problema è amplificato dalla difficoltà delle donne di parlarne per vergogna, perché colpevolizzate o perché in due casi su tre la violenza è effettuata dal partner.
E se l’arte potesse contribuire alla conoscenza del problema e diventare parte attiva del movimento anti-violenza?
Di seguito alcuni esempi di cosa l’arte ha fatto negli ultimi mesi per denunciare la violenza sulle donne, partendo proprio da Milano e dal suo muro.
Alle Colonne di San Lorenzo alla fine di giugno, in concomitanza con le sfilata della moda maschile, è comparso un muro pieno di bambole. Una protesta silenziosa e un modo per ?risvegliare? l’attenzione dei milanesi su un problema come quello della violenza sulle donne proprio in uno dei luoghi simbolo della città. Un’installazione suggestiva che ha appeso sulla grata decine di bambole.
A Torino, ad agosto, una donna nuda in una cabina di vetro:
Durante tutto il mese d’agosto a Torino si è potuto incontrare il monolite di Raoul Gilioli. L’installazione sembra un sarcofago nero, ma all’avvicinarsi dello spettatore si illumina per ?svelare? al suo interno una performer nuda e imprigionata. L’opera di chiama ?Pu-pi-lla? e il tema è la segregazione, la chiusura. La donna è nuda a simbolo del suo essere indifesa, ma è imprigionata da chi le usa violenza, dalle violenze psicologiche, dalle violenze e costrizioni della società. Solo se lo spettatore vuole interagire con l’opera, l’opera svela la donna ?violentata?, come se fosse abbagliata dal clamore istantaneo dei media.
In Basilicata la mostra ?Donne d’autore?:
Anche in Basilicata con questa mostra collettiva itinerante l’arte contemporanea si schiera a favore della valorizzazione della donna. La mostra che ha toccato e toccherà le città di Trani, Bernalda, Tursi e Policoro pone al centro la donna per dire ?no? alla violenza e al femminicidio.
Al PAC la mostra di Regina José Galindo:
Per Regina José Galindo è il corpo della donna che parla della violenza che subisce. Fino a giugno i milanesi e non solo hanno potuto gustare al Pac di via Palestro una mostra che attraverso fotografie, video e performance parlava proprio di violenza, fisica e sessuale, e di violazione dei diritti umani. Sono famose le opere dell’artista in cui mette a nudo il suo corpo e lo sottopone a sforzi fisici e torture. Ed è la stessa artista, vincitrice del Leone d’Oro come miglior giovane artista alla Biennale 2005, a ritenere che l’arte sia un grande ?detonatore di coscienza?: forse l’arte non può cambiare il mondo, ma può mantenere accesi i riflettori sul problema.
In Brasile, durante i mondiali, il mondo degli street artist contro la violenza sulle donne:
Non si tratta di violenza perpetuata da sconosciuti, ma di violenza dentro le mure domestiche. Il giorno dell’inaugurazione dei Mondiali di calcio in Brasile settantotto street artist hanno “inforcato” i loro spray e dipinto in favore della lotta alla violenza domestica. La fautrice di tutto questo è Panmela Castro una street artist che ha subito violenze dal suo primo marito e che ora combatte, attraverso l’arte, per dare voce alle donne vittime di violenza domestica in un paese in cui solo da qualche anno esiste una legge contro la violenza sulle donne.
L’artista dalle scarpette rosse:
Si chiama Elina Chauvet l’artista messicana famosa per le sue installazioni nei centri delle città di tutto il mondo di scarpe rosse: le Zapatos Rojos. Rappresentano il cammino lungo e difficile verso la conquista dei diritti civili in una città come Juarez in Messico città nella quale dagli anni 90 ad oggi sono letteralmente sparite centinaia di donne. Donne che vengono uccise e violentate nella totale impunità dei loro aggressori. Juarez è la città in cui le scarpette sono comparse per la prima volta nel 2009, da quella volta stanno facendo il giro del mondo. Le scarpe sono rosse: come il colore del sangue; e vuote: come le donne uccise ogni anno. In Italia, sono stati oltre 100 i femminicidi dall’inizio del 2014: uno ogni tre giorni.
L’arte contemporanea può cambiare le cose? Lasciamo al lettore la risposta a questa domanda. Noi di Mostrami però siamo certi che l’arte può portare alla luce i problemi sociali e può avvicinare i pubblici (anche quelli più ?sordi?) a queste tematiche e, perché no, può sviluppare coscienze più consapevoli e cittadini più responsabilmente attivi. È per questo che alla fine di questo post siamo lieti di annunciarvi che a novembre di quest’anno anche Mostrami si schiererà nuovamente a favore delle donne e della loro valorizzazione in un progetto ed evento artistico tutto nuovo per la VIII MostraEvento.
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