Vi siete mai domandati cosa c’entra Pino Pascali con il design? E le arti cosiddette visive con la scrittura braille? L’arte contemporanea con la comunicazione? Risponderete: certamente.
Vi proponiamo un’intervista ad Alessandro D’Aquila, giovane artista, designer e grafico pubblicitario che ha riscosso grande successo a MostraMi 5.
Alessandro si destreggia tra il mondo della pubblicità, del design e dell’arte in senso più stretto dimostrando di aver già trovato una cifra stilistica, colori e significati tutti suoi.
Siamo certi che dopo aver letto quanto ci ha raccontato di sé e della sua arte, troverete nuovi spunti.
Il tuo contributo a MostraMi 5 sembra aver riscosso notevole successo: come pensi che il tuo lavoro abbia contribuito a MostraMi 5 e come pensi si sia inserito nelle tematica della legalità e dell’anti mafia?
Penso che le persone abbiano capito la provocazione che ho voluto rappresentare con i miei lavori. L’illegalità si è sempre insinuata tra gli uomini in ogni epoca storica. Attrae i più deboli raggiungendo obiettivi di fama e di ricchezza e nascondendo i veri valori. Proprio per questo ho voluto far rivivere questa sensazione di “cecità” ai visitatori della mostra che, attratti dai colori, non riuscivano a leggere semplici e basilari valori. Sono molto soddisfatto, soprattutto dopo aver visto le loro espressioni sgomente!
Descrivici il passaggio, la relazione tra il mondo della pubblicità a quello dell’arte contemporanea in senso in più stretto: innanzitutto, esiste?
Penso che ci sia un comune denominatore tra pubblicità e arte visiva: la ricerca della comunicazione immediata. In entrambi i casi, infatti, l’autore cerca di comunicare il messaggio. Questo deve essere limpido e istantaneo, soprattutto oggigiorno, perché i tempi di osservazione si riducono sempre di più. Penso che in questo Pino Pascali sia stato un vero esempio per tutti.
La tua ricerca sulla comunicazione, forse ancor più sull’”incomunicabilità”, è provocatoria. Da dove si sviluppa il tuo lavoro sulle differenti forme di linguaggio e sulla loro commistione?
Ho cominciato prendendo ed assimilando il più possibile dalla mia esperienza come grafico pubblicitario. Mi sono reso conto che il bisogno di comunicare è sempre maggiore ma i tempi di osservazione si stanno riducendo molto. E’ importantissimo colpire le persone sin da subito. Per questo motivo cerco di attirare l’attenzione dell’osservatore il più possibile attraverso colori e paesaggi e, una volta che ho l’attenzione di chi guarda, spero di colpirlo di nuovo mettendolo di fronte a qualcosa che non capisce. La mia provocazione è proprio questa: attrarre per non comunicare. C’è chi rimane basito e cerca una spiegazione e chi dà uno sguardo e va via, senza capire. Devo dire che entrambe le reazioni mi soddisfano, in entrambi i casi ottengo un’attenzione di base.
Da graphic artists quale sei, come si relazionano il design e l’elemento grafico ai significati? E’ un lavoro parallelo, un lavoro funzionale?
E’ sicuramente un lavoro funzionale. Cerco di rendere i miei lavori il più possibile equilibrati, cercando forme e colori, quasi maniacalmente. Voglio che chiunque possa rilassare lo sguardo ed entrare nel quadro il più possibile. In poche parole vorrei che l’occhio si sentisse a casa, coccolato. Solo in questo modo, ossia con un approccio ”amico”, riesco poi a colpirlo con il mio messaggio criptato, che rimane il punto centrale di ogni lavoro.
I paesaggi che stilizzi e rendi minimali sono basati su immagini reali? C’è un elemento fotografico dietro tutto questo?
Sì, certamente. Adoro la fotografia, mi ha sempre attratto. Penso però che si stia andando troppo nella direzione dell’alta definizione e dell’attenzione ai più piccoli particolari. Per questo motivo cerco di sintetizzare, di ridurre ai minimi termini. La montagna, il mare, la sabbia e tutti gli elementi diventano semplici sagome colorate. Le penso come istantanee sintetiche. In fondo è esattamente il genere di descrizione che potremmo fare a un non vedente. E’ una specie di invito a conservare l’essenziale.
In un’opera fatta di linguaggi paralleli poco espliciti, i colori sembrano svolgere un ruolo importante: sembrano appartenere tutti a un tono ben preciso, ad una cifra stilistica “tua”. Sono sempre stati caratteristici delle tue opere, come si sono sviluppati nel tempo?
I colori svolgono sicuramente un ruolo fondamentale. Sono il veicolo primo del mio messaggio, quello che dovrebbe attrarre l’osservatore. Cerco di mantenermi sempre su tonalità chiare e rilassanti perché, come accennavo prima, devono rilassare il più possibile. Per questo motivo, gran parte della mia ricerca è legata ai colori. Inoltre adoro lavorare al computer perché permette di scegliere tra infinite possibilità. A volte, quando per strada mi capita di vedere un colore che mi piace particolarmente, lo fotografo e lo richiamo nei miei lavori con lo strumento contagocce. Alcune tonalità le estrapolo così come sono dalla realtà.
Per conoscere cosa ha ispirato Alessandro per questo progetto, ma anche per le sue prospettive e i prossimi progetti…a presto con la seconda parte!