Speriamo di avervi già rilassato con i colori e le forme essenziali, ma di avervi provocato almeno un po’. Ecco la seconda parte dell’intervista, in cui Alessandro D’Aquila, artista di MostraMi 5, ci parla di aspirazioni ed obiettivi…ma non tutti.
Ricordi il primo momento in cui hai pensato d’intraprendere questo percorso?
Si, è un po’ buffo. Ero in un vecchio ascensore e il numero dei piani sui pulsanti si erano completamente consumati, erano rimasti solo quelli in braille. Mi sono sentito così spaesato che ho pensato che il linguaggio braille sarebbe stato il mezzo per comunicare l’illeggibilità che volevo rappresentare.
Cosa vorresti che uno spettatore vedesse nella tua arte, più di tutto?
Vorrei che si sentisse spaesato, che cercasse di capire perché ho voluto renderlo “cieco”. Alla base di ogni lavoro c’è un concetto a cui lo spettatore può avvicinarsi solo attraverso un percorso difficile, a volte senza riuscire a raggiungerlo. Il mondo ormai ci dà tutti i mezzi che riusciamo a immaginare, quando vogliamo qualcosa abbiamo già pronto il modo di ottenerla. Nei miei lavori la semplicità risiede solo nel significato del testo che compare, molto spesso è qualcosa di cristallino, come una piacevole emozione, ma estraneo al mondo ed estraneo allo spettatore, in quanto scritto in un linguaggio criptico. E’ questo che vorrei che si capisse: non tutto ciò che è facile da ottenere è utile. Al contrario, oggi, tutto ciò che c’è di semplice è difficile da conquistare.
Leggo di una laurea in Economia appena presa: senza cadere in stereotipi, come vorresti combinare questo mondo a quello artistico?
Con i miei studi ho capito che in questo mondo c’è sempre uno scopo secondario. Ogni azione, dal mercato alla politica, ha una sua verità nascosta e reale. Voglio proprio far leva sulle nostre cecità, cercando di evidenziarle, anche senza comprenderle. Solo con questa consapevolezza, datami dagli studi, posso intraprendere insieme a chi osserva i miei lavori quest’operazione di ricerca.
Parlaci del tuo progetto più recente: la mostra a Pescara.
Sto progettando con i ragazzi di The Urban Box di Pescara una mia mostra personale che si terrà alla metà di questo mese. Sarà la prima volta che esporrò tanti lavori insieme. Sono molto contento perché sia in questo caso, sia conoscendo voi di MostraMi, mi sono imbattuto in giovani ragazzi che puntano e credono nell’arte emergente.
Dove ti vedi tra 10 anni?
Ho sempre cercato di fare della mia professione e della mia passione per l’arte una missione di comunicazione. A differenza di tutti gli altri tipi di comunicazione con cui ho a che fare e con cui molti artisti hanno a che fare, cerco, per quanto riguarda i miei lavori, di rompere il mito del messaggio chiaro e semplice. Tra dieci anni mi vedo realizzato nel mio obiettivo : comunicare senza realmente farlo. Se davvero riuscirò in questo percorso para-artistico, significa che avrò spronato la gente all’osservazione e alla curiosità e, ovviamente, che avrò avuto molte altre occasioni per mostrare ciò che faccio. Mi auguro questo e spero, anche tra vent’anni, di essere sempre curioso come lo sono ora.
Foto di Riccardo Wikka D’Aquila
Un desiderio inconfessabile di Alessandro D’Aquila artista?
Il vero desiderio inconfessabile? Te lo scrivo in braille?