Oggi il giovane artista palermitano Stefano Lo Voi ci parla della sua arte, tra l’amore per le lunghe passeggiate, la Sicilia che chiama “una grande libreria del mondo” e il suo nuovo progetto dedicato al Pride
Chi sei?
Sono Stefano Lo Voi e sono un giovane artista. Ho studiato all’Accademia di Belle Arti di Palermo all’indirizzo pittura ma la mia vera passione, il mio primo amore, che attualmente ritengo il più puro e conturbante, è il disegno. Nei miei lavori la pittura ha sempre servito il disegno, ma non è mai stata servile, piuttosto una sposa orgogliosa. Dopo il triennio in Accademia preferisco continuare gli studi presso la facoltà di Lettere e Filosofia all’indirizzo di Storia dell’arte, conseguendo la Magistrale. Da allora ho continuato le mie ricerche personali, se ci fermiamo rischiamo di morire e non voglio morire prima della morte. Ci tengo a dire che sono un lettore di romanzi russi, li amo perché in quelle pagine sento che abitano persone vere, con un’anima pregnante. Li amo anche perché mi fanno piangere e piangere è una cosa seria.
Di cosa ti occupi?
Forse è sciocco dirlo o magari pretenzioso, ma mi occupo di vivere per l’illustrazione. Quello che intendo dire è che occupo tutto il mio tempo disponibile a fare ricerche e lavorare duramente perché è solo lavorando tanto che le idee escono fuori. È necessario disegnare ogni giorno anche quando la noia ti veste il corpo con abiti pesanti. Sono orgoglioso di essere un illustratore.
Vuoi spiegarci meglio com’è composta la tua vita artistica e professionale?
Osservo molto la natura, mi piace fare lunghe passeggiate in ambienti aridi e silenziosi. Mentre passeggio la mia mente inizia a conversare con i miei occhi suggerendomi idee da concretizzare su carta o su iPad. I supporti su cui lavori sono carta con l’uso di acquerello e china e supporto digitale, su quest’ultimo cerco di emulare la stessa tecnica ottenuta su carta. Penso che sia importante sperimentare tutti i supporti e tecniche, ma di una cosa sono certo, prima di usare i supporti digitali, bisogna conoscere la tradizione, altrimenti il disegno ne risentirà. Ci sono artisti che hanno imparato a disegnare direttamente su supporto digitale e parer mio i loro disegni si assomigliano un po’ tutti. Sono molto interessanti ma è difficile distinguerli. Ce lo insegna il maestro Miyazaki che nei suoi film è ricorso alla tecnologia della CGI, ovvero la tecnica di Computer-Generated Imagery, per alcuni capolavori dello Studio Ghibli senza mai mettere in secondo piano il disegno a mano.
Com’è lavorare in Sicilia per un giovane artista come te? Quali opportunità e quali difficoltà?
La Sicilia offre molti spunti di riflessioni su cui lavorare, grazie alle culture che l’hanno attraversata. La Sicilia è come una grande libreria del mondo, dove è possibile leggere la storia dell’arte del mediterraneo e non solo. Sul piano dell’offerta esperienziale creativa ci siamo, il problema è che non ci sono molte realtà o occasioni per gli illustratori di mettere in “mostra” il proprio lavoro e questo è molto triste. Per fortuna oggi i confini sono stati abbattuti dalla tecnologia che ti fa viaggiare ovunque e quindi offre la possibilità di ricevere committenze un po’ da diverse zone del mondo. Inoltre i miei lavori sono presenti in diversi negozi di Palermo, offro illustrazioni originali e riproduzioni. Palermo è un’ottima vetrina grazie al turismo in forte crescita che sta conoscendo. Cerco di offrire un prodotto non commerciale, non banale perché altrimenti offenderei il mio lavoro.
Per quale motivo hai scelto la pittura e l’illustrazione come forma artistica e di comunicazione?
Semplicemente perché è quella che ho conosciuto per prima e il primo amore non si scorda mai. Ricordo che da bambino non giocavo mai con giocattoli. Animare le macchinine, soldati o altro genere di giochi mi sembrava una perdita di tempo. Invece la penna e la carta mi offrivano una possibilità di gioco più interessante. Ricordo bene che disegnavo dei piccoli quaderni dove creavo ambienti fantastici con dei rebus da risolvere, i giocatori (i miei compagni di scuola e vicini di casa) interagivano cercando di risolverli e passare al livello successivo. Ovviamente dovevano pagare un pegno per poter giocare, non chiedevo denaro ma altri quaderni e matite per poter creare altri lavori. Conservo gelosamente solo alcuni esempi di questi lavori, molti altri li ho “venduti”. Quindi la scelta dell’illustrazione è dovuta al fatto che mi ha fatto compagnia, è stata la mia compagna di giochi più importante, la mia vera amica.
Se dovessi darci una tua definizione della tua arte quale sarebbe?
La mia Arte la definisco come un camaleonte ubriaco. Spesso cambio “stile” (lo metto tra virgolette perché lo stile è una faccenda molto seria e io ancora non credo di essere così maturo come artista) e tecnica di lavoro, lo faccio perché sono una persona che si annoia facilmente. Inoltre c’è da dire che quando mi dedico ad un lavoro capita che arriva un’altra idea che richiede una tecnica o un modo diverso di esecuzione e cambio totalmente approccio. In questo modo produco diversi linguaggi che non permette a chi osserva i miei lavori di dire “è un lavoro di Stefano”, almeno credo. Il mio modo di lavorare mi piace perché è autentico e io amo le cose autentiche, soprattutto quando si parla di persone. Amo chi è se stesso.
Pittura e illustrazione continuano a soddisfare i tuoi obiettivi?
Non lo so, il termine “soddisfazione” mi dispiace. Non voglio mai essere soddisfatto di niente perché temo di adagiarmi, cullarmi nelle mie convinzioni. Posso dire che l’illustrazione serve allo scopo e quindi va bene così. Ho sperimentato la fotografia, la scultura e il montaggio video, non perché voglia diventare l’artista poliedrico del secolo, ma solo per una mia “insoddisfazione perpetua”. Inoltre, queste sperimentazioni mi hanno potuto permettere di comprendere il lavoro degli altri artisti che usano questi mezzi, comprendere gli altri è una forma di rispetto altissima. Occorre sempre elevarsi per servire la vita.
La tua arte come si collega con Palermo e con la Sicilia tutta?
Come dicevo prima cerco di esplorare i luoghi per poi riprodurli su carta o supporto digitale. Amo creare nuove commistioni tra elementi architettonici e naturali in un collage talvolta improbabile. Ho realizzato una serie di illustrazioni sulle cupole di Palermo tagliando tutto il resto del corpo della chiesa. Per me le cupole rappresentano il legame morbido tra la terra e lo spirito. Le curve delle cupole si fanno attraversare dal cielo di Palermo, dalla luce e dalla notte. Poco fa parlavo di collage e nuove commistioni tra elementi che convivono in una nuova dimensione. Ho messo assieme le cupole più rappresentative di Palermo creando una sorta di monumento nuovo che ricorda le architetture russe di origine bizantina, un omaggio alla mia passione per la letteratura russa. Oltre a queste nuove vedute con le cupole ho realizzato altre commistioni tra cupole e altri monumenti di Palermo, proponendo così una nuova “urbanistica” della nostra città. Questo lavoro sulle cupole non si esaurisce solo nei paesaggi, infatti ho creato dei volti, delle teste di moro rivisitate che impersonificano le chiese, dove il capo del volto estatico è coperto da una cupola, mentre il collo e il busto vengono vestiti da elementi architettonici e decorativi della chiesa in questione. Così parlo di Palermo e della tradizione artistica e popolare siciliana.
E nello specifico, abbiamo sentito parlare di un progetto ad hoc per il prossimo Pride, vuoi dirci di cosa si tratta?
Sì, ho organizzato una piccola mostra con 6 illustrazioni dedicati al pride. Ho deciso di occuparmene perché ho paura, paura delle forme estreme di politiche di destra in diverse parti d’Europa. Io consiglierei a tutti di preoccuparsi perché la storia ci ricorda terribili scenari che oggi sembrano, erroneamente, irrealizzabili. Il lavoro che dedico al pride è quello di riproporre alcune categorie di genere e orientamento sessuale attraverso le carte da gioco siciliane, perché il gioco è una cosa seria. Adottando la politica giocosa e irriverente del pride, che comunica i propri diritti in modo originale, ho realizzato queste carte per esprimere la bellezza di essere diversi. La mostra infatti ha il titolo “BE PROUD – L’ORGOGLIO DI ESSERE SE STESSI”, perché non si tratta solo di orientamento sessuale, per me è una questione di orgoglio generale, il pride è una questione collettiva, ognuno di noi deve essere orgoglioso di essere se stesso, anche quando ti dicono che sei “weird” (strano) etichetta che mi è stata data per molti anni della mia vita. Oggi essere “weird” è la mia fonte di orgoglio.
Lavori molto a Palermo e stai pensando a qualcosa per il 400° festino di Santa Rosalia?
Santa Rosalia è diventata un’icona pop, e quando qualcuno o qualcosa diventa pop ci sono due scenari possibili: o conosce un discreto successo per poi cadere rovinosamente nel dimenticatoio; oppure diventare immortale, come la Nostra. Ho realizzato due versioni di Santa Rosalia, una in stile liberty in onore del liberty di Palermo, e un’altra più idealizzata dove il volto ricolmo di rose, fa cascare i lunghi capelli sotto i quali una veduta di monte Pellegrino viene accolto in un sipario. Sono insoddisfatto, ecco che torna l’insoddisfazione, e quindi mi sto mettendo a lavoro per creare una versione della Santuzza che sia più vicina al termine “soddisfazione”.
Stefano Lo Voi è un artista italiano in continua evoluzione, il cui lavoro riflette una ricerca incessante e una passione per l’illustrazione. La sua arte, definita da lui stesso come un camaleonte ubriaco, muta e si adatta costantemente, mantenendo un’autenticità che è il cuore del suo approccio creativo. Nonostante le sfide del lavorare in Sicilia, questo giovane artista trova ispirazione nella sua terra e nel suo patrimonio culturale, continuando a esplorare nuove tecniche e forme d’arte, e a impegnarsi in progetti che celebrano la diversità e la bellezza dell’essere unici e anche un po’…”weird“.