“Scultura come apoteosi di un ?pieno? talvolta scomposto oppure serialmente ripetuto: come se la giovane artista Liviana Baldini avvertisse l?ossessione di un horror vacui che la porta a costruire uno spazio attraverso l?inserzione/iperesposizione di reperti figurabili alienati, ?strappati? ad un?originaria interezza fisionomica.
Questi lavori sono il sintomo evidente d? una padronanza culturale e stilistica non certo improvvisata ma piuttosto frutto d?un percorso di studio, sacrificio e riflessione: come dire che la sola abilità tecnico-manuale oggi non basta più.
Sculture che racchiudono un ?pieno? di significati; cosmogonie apparentemente sessuali, lanciano una sfida all?osservatore, lo costringono ad a non lasciarsi abbindolare dall?inedia dell?apparenza, del facile effetto decorativo o formale.
La presenza di frammenti entomorfici, di attributi femminili è metafora armata ed allusiva ai temi della violenza, del dolore, dell?estraniarsi pur dovendo ancora appartenere al mondo; Liviana tenta di tracciare una linea di confine tra la strumentalizzazione e la sublimazione del corpo di donna.
Ogni scultura della Baldini punta all?allestimento scultoreo di un sogno (o forse solo di un incubo?) dove vuole dichiarare la difficoltà di ?abitare un corpo di donna?, identità femminile, cercando di analizzare l?astruso e diabolico destino per cui la materialità del corpo femminile conduce quasi sempre alla perdita di una sua dignità
E? come se Liviana attraverso la scultura volesse affogare le immagini in un passato di creta. Le mani di Liviana dipingono forme nella creta lasciando affiorare fisionomie, ectoplasmi antropomorfi, comunque surreali. E forse è proprio questo l?ultimo desiderio esaudito dell?arte: lavorare un conglomere di materia e riuscire a far emergere la realtà di segni nascosti, dimenticati, sdraiati sotto l?ombra della coscienza”.
Questi lavori sono il sintomo evidente d? una padronanza culturale e stilistica non certo improvvisata ma piuttosto frutto d?un percorso di studio, sacrificio e riflessione: come dire che la sola abilità tecnico-manuale oggi non basta più.
Sculture che racchiudono un ?pieno? di significati; cosmogonie apparentemente sessuali, lanciano una sfida all?osservatore, lo costringono ad a non lasciarsi abbindolare dall?inedia dell?apparenza, del facile effetto decorativo o formale.
La presenza di frammenti entomorfici, di attributi femminili è metafora armata ed allusiva ai temi della violenza, del dolore, dell?estraniarsi pur dovendo ancora appartenere al mondo; Liviana tenta di tracciare una linea di confine tra la strumentalizzazione e la sublimazione del corpo di donna.
Ogni scultura della Baldini punta all?allestimento scultoreo di un sogno (o forse solo di un incubo?) dove vuole dichiarare la difficoltà di ?abitare un corpo di donna?, identità femminile, cercando di analizzare l?astruso e diabolico destino per cui la materialità del corpo femminile conduce quasi sempre alla perdita di una sua dignità
E? come se Liviana attraverso la scultura volesse affogare le immagini in un passato di creta. Le mani di Liviana dipingono forme nella creta lasciando affiorare fisionomie, ectoplasmi antropomorfi, comunque surreali. E forse è proprio questo l?ultimo desiderio esaudito dell?arte: lavorare un conglomere di materia e riuscire a far emergere la realtà di segni nascosti, dimenticati, sdraiati sotto l?ombra della coscienza”.
Di Lidia Reghini di Pontremoli