La pittura è la mia specialità. Disegno fin da quando avevo quattro anni.
Da bambino passavo ore, nella mia cameretta, immerso in un mondo magico fatto di matite e pennarelli colorati con i quali creavo personaggi fantastici protagonisti delle mie avventure. Ho vissuto in un mondo fatto di linee, colori e fantasia.
Oggi dipingere è il mio rifugio, il mio sfogo, la mia necessità di trovare un angolo di serenità, il mio strumento di comunicazione con l’esterno, al pari della parola ma forse anche più di essa, quasi come gridare ciò che penso nei miei quadri. Ho completato il percorso dell’Accademia di Belle Arti, conseguendo il massimo dei voti, ma l’artista, a mio parere, è colui che sa comunicare a prescindere da un titolo di studi, usando un linguaggio accessibile a tutti. Mi immagino due persone: una parla e l’altra ascolta. Ora suppongo che chi parla dica cose interessanti, magari fornendo anche spunti di riflessione per l’altro, ma in una lingua, non so, come il greco antico, magari ostentando la propria capacità linguistica. Ora immagino che l’altra persona non capisca il greco antico. Ecco, l’arte, per me, è comunicare in un linguaggio accessibile a tutti, universale, soprattutto a chi non è un intenditore.
Ecco Fabio Costa in poche righe, un inguaribile artista e sognatore che cerca, con la sua arte provocatoria, polemica e inquieta, di trasmettere spunti di riflessione.