La pittrice emergente Francesca Lioce dipinge prevalentemente con la tecnica dell’olio e dell’acrilico su tela anche se, in futuro, le piacerebbe iniziare a manipolare la ceramica per creare dei volti da dipingere.
La sua formazione è tutt’altro che artistica: una laurea in giurisprudenza e un processo di apprendimento artistico da autodidatta sul campo, nei musei, e su internet.
La sua poetica si basa sulla convinzione che “non c’è nulla che un volto possa nascondere”, e la porta a disegnare volti di uomini e di donne. Francesca cerca di cogliere in loro uno stato d’amico, che gran parte delle volte è il suo. Per riprendere le parole di Toni Servillo ne “La Grande Bellezza”, l’artista si dice destinata alla sensibilità. Ogni suo quadro ha un nome anche se si rende conto che, ognuna delle persone che li ha guardati, in fondo, poi ha colto in loro qualcosa che appartiene alla propria interiorità.
La sua arte e i suoi quadri rappresentano quello che questa artista vede nello specchio la mattina, quello che vede negli occhi delle persone che le sorridono, quello che legge al di là di quello che si vede, in una ricerca artistica e pittorica continua, dell’interiorità umana.