Giuseppe Paola è nato nel 1982 ma non ha ancora smesso di farlo. Il verbo nascere in Giuseppe ha perso il suo complemento di tempo, ed è sempre il momento giusto per ricominciare daccapo con un nuovo anno, un nuovo posto, un nuovo quadro. Giuseppe dipinge, glielo dice la sua maestra che è in grado di farlo. Lui quasi se ne convince e le regala un quadro con tante barchette. È in quelle barchette che inizia il viaggio di Giuseppe Paola: gira intorno alla Sila nei meandri della sua terra, tra Lamezia Terme, Catanzaro e Soveria Mannelli. Lo fa accompagnandosi con i pennelli che come remi lo portano lontano. In Francia (2012), persino in Australia (2013) esporrà le sue “rinascite”, le sue opere d’arte che superano la realtà quando questa si fa sottile e insignificante sotto i suoi occhi che vedono oltre e vedono altre cose che vuole mostrare a tutti. I suoi dipinti sono ispirati da una molteplicità di stimoli che incanala in tele grandi che “mi abbracciano” – afferma – “per settimane, a volte per mesi prima che tutto prenda forma, prima che il quadro decida cosa diventare”. Giuseppe Paola diventa un mezzo, e il prodotto è suo complice. Opera nella misura in cui il quadro diventa l’espansione del suo esistere, del suo stare sopra la realtà così da definirsi surrealista, iperrealista, ma comunque post-realista. Perché tutto ciò che immagina lo vede dentro la sua testa e con la sua tecnica prende forma, gocciola sul vuoto di un bianco e diventa un personaggio grottesco (Il piccolo vampiro che soffre di emofobia), uno stato d’animo (Liquid Modernity) un bacio (The Kiss 2046), un omaggio ai suoi film preferiti (Omaggio a Pulp Fiction 2009), e altri che realizza per completare la sua cosmogonia artistica che è “ogni volta diversa, altrimenti mi annoio.” E se l’artista si annoia smette di esistere, e resiste. Giuseppe Paola non vuole resistere al richiamo di dipingere, a volte lo fa sen za pensarci, aspettando solo che l’olio si asciughi per attendere il tempo di una nuova metamorfosi delle sue idee, che come il resto del mondo nascono per essere stravolte in corso d’opera. Stralunato e sognatore lo potrete vedere dipingere ascoltando i Radiohead, alternandosi alla lettura di un libro che non tarderà a consigliarvi, e che vi ritroverete presto in una di quelle stanze che usa per creare; talvolta persino scenografie e artwork per cd o libri. L’immaginario di Giuseppe Paola è un incrocio tra una scena di Chuck Palahniuk e un ombra di Caravaggio, girata da David Lynch con Bukowski come aiuto regista. Ma potrebbe cambiare adesso, come un racconto di Kafka.