L’abito e il corpo sono due aspetti da sempre legati , il primo perché riflette le caratteristiche della società della quale fa parte , il secondo perché ne connota le caratteristiche primarie in maniera da renderne più facile la classificazione e l’appartenenza. Il rapporto tra questi due concetti ha radici molto antiche e ha sempre avuto come argomento di dibattito la questione legata all’identità: È l’abito a definire l’identità di una persona o è chi indossa l’abito a far sì che questo possa ergersi a mezzo rappresentativo di un determinato ambito? L‘abito nel mio lavoro diventa l’elemento che talvolta definisce l’identità della persona raffigurata, rendendola appartenete a un determinato luogo, cultura e tempo, mentre altre volte, diventa un sorta di gabbia costituita da elementi domestici che fanno intuire un aspetto nascosto della quotidianità femminile. La natura stessa del rapporto tra l’abito e il corpo non è assolutamente immobile, fluttua anzi e oscilla tra la contrapposizione fino alla negazione, dall’annullamento dell’uno fino alla resa dell’altro. Se la funzione dell’abito è duplice, celare ed esalare l’identità corporea diventa fragile e dominata dalla natura soffocante, dal copricapo o dall’abito raffigurato nei quadri presentati. Nelle mia ricerca artistica c’è una distinzione fondamentale tra costume e abbigliamento: mentre il primo è una realtà istituzionale, essenzialmente sociale, indipendente dall’individuo, l’altra rappresenta maggiormente una realtà individuale legata all’ambito quotidiano e domestico .