Affascinata dal mondo della pellicola e dalle camere fotografiche del nonno, inizia ad interessarsi alla fotografia sin da piccola.
Dopo aver conseguito la laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali e la specialistica ad indirizzo Arti Digitali, inizia un percorso di forte sperimentazione artistica, dove la fotografia è protagonista e consente di esprimere il suo immaginario.
Margherita definisce l’obiettivo un “terzo occhio”, attraverso il quale osserva e congela in modo istantaneo oggetti e persone e la loro collocazione nell’ambiente circostante, il loro amalgamarsi, slegarsi e poi recuperarsi. Il risultato di questa associazione è una sorta di simbiosi, una solida relazione reciproca in cui ci si domanda: qual è il soggetto?
Utilizza il mezzo digitale, accostato a quello analogico, nel quale si sta immergendo assiduamente.
Per la sua ricerca, Margherita trova che sia essenziale l’unione di linguaggi artistici differenti: per questo motivo utilizza spesso l’ausilio della grafica, del collage, del disegno e della macchina da scrivere di un tempo.
Spesso rielabora i suoi scatti con il fine di creare ambientazioni surreali o attinenti alla società contemporanea con le sue contraddizioni e tematiche delicate, con il fine di far riflettere e porsi delle domande su quello che ci circonda.
Il bianco e nero marcato, la luce e i colori che escono dai vinili e dall’atmosfera degli anni Sessanta, l’ambiente teatrale, che l’ha accompagnata in tutti questi anni, e una continua sperimentazione sono una costante del suo lavoro fotografico.