Vivo e lavoro a Milano come Medico-Chirurgo Specializzato in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica.
Qualche anno fa, ho cominciato a dipingere le mie tele ispirandomi ai pittori Spazialisti ed in particolare ai famosi tagli di Lucio Fontana.
L’idea è stata quella di trasporre sulla tela quello che faccio quotidianamente come chirurgo, e cioè ricucire una ferita, un taglio. Ho considerato la tela del quadro esattamente come la cute dell’uomo. Ho iniziato allora ad inciderla utilizzando il bisturi ed a ricucire i tagli utilizzando lo stesso materiale di sutura (ago e filo) e gli stessi strumenti chirurgici (portaghi, pinza e forbice) che uso quotidianamente in sala operatoria.
Nasce così “Numero Uno”, la mia prima tela: un semplice tagio di tela suturato a punti staccati. Il semplice taglio e sutura poi, nel tempo, si è evoluto: le tele hanno assunto nuove forme (sia bidimensionali che tridimensionali) e nuovi modi di esprimersi, grazie anche ai giochi di luci ed ombre che vengono a crearsi a seconda delle diverse ore del giorno e dell’illuminazione naturale o artificiale di una stanza. Il mio percorso artistico allora valuta la capacità intrinseca di ciascuna tela di dare vita a queste nuove forme di espressione che, in teoria, sono infinite.
Always fascinated by art, I live and work in Milan as Plastic Reconstructive and Aesthetic Surgeon.
Few years ago, I started to paint my canvases taking inspiration from Lucio Fontana’s cuts.
My concept is to transpose on canvas what I perform every day as a surgeon: cuts on coloured canvas are performed with scalpel; cuts are sutured with surgical material (needle and thread) and surgical instruments (needle holder, forceps and scissors).
Two-dimensional or three-dimensional canvas play with lights and shadows depending on different times of the day and on natural or artificial light in the room.
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