Nawel Boussouri, aka Nawel Grant, è una giovane artista francese residente a Roma. Con il suo stile naif dai colori chiassosi e le grandi superfici uniformi, Nawel si ispira alle arti grafiche attuali e all’illustrazione contemporanea.
Nelle sue opere, come se si trattasse di pubblicità destinata alla vendita di un prodotto, allo spettatore viene proposta una prima chiave di lettura, semplice ed evidente: l’intenzione, spesso concentrata sulla nudità, si inscrive in un’instabilità dell’oggi in cui il corpo femminile o non-binario è caricaturato ed esposto per le sue differenze. Di famiglia paterna musulmana e famiglia materna ortodossa, la giovane artista si preoccupa del posto della donna nelle religioni così come nei dogmi del nostro tempo: la moda e il suo culto della bellezza femminile fallace. Nawel provoca lo spettatore con il suo desiderio di mostrare la donna nuda, imperfetta, che esibisce le sue forme e le sue parti intime senza complessi, come se volesse dissacrarle. Ecco così che i corpi, attraverso le loro peculiarità e le loro differenze, permettono paradossalmente un’introspezione e un’accettazione del sé. Laureata in Architettura, Nawel fa della sua arte un’analogia con la facciata che osserviamo ogni giorno dalla finestra domandandosi se ne conosciamo tutte le particolarità e se ci sorprendiamo ad apprezzarne anche i difetti.
La sua tecnica artistica consiste nel fare degli schizzi a mano per poi rilavorarli al computer. Esattamente come si fa con le foto delle modelle, ritocca le sue composizioni con programmi come Photoshop o Illustrator per “perfezionare” il suo tratto. La composizione, i colori e le forme passano quindi attraverso un filtro digitale che dona loro un effetto “finito”. Infine, l’artista dipinge il risultato sulla superficie di una tela o su carta. Riprodotto in pittura, l’aspetto liscio tipico del lavoro digitale si perde, e si ritrovano il tocco e la vibrazione della mano, che recuperano così l’aspetto “umano”.