La mia ricerca spazia negli angoli più oscuri dei comportamenti umani, in particolare nelle fobie, nelle manie e nelle debolezze che governano il nostro essere, trasformandolo nella caricatura di se stesso.
I miei personaggi nascono dalla fusione di immagini rubate dal mondo dell’arte, del design, della pubblicità e dal web – e sono realizzati attraverso il collage e la pittura. Essi danno vita alle mie visioni: un puzzle in cui i pezzi contrastano l’uno con l’altro. Si genera così un nuovo equilibrio artificioso, una tacita consapevolezza che sfocia quasi in autolesionismo.
A volte le mie realizzazioni si fanno stilisticamente più sintetiche. In questi casi alla pittura unisco materiali di diversa provenienza, oggetti del quotidiano o prodotti della natura scelti per una loro caratteristica dominante (il vetro perché tagliente, le spine perché feriscono, eccetera), realizzando forme anatomiche che condensano un disagio o una realtà molesta.
Tutto questo senza l’intento di fornire un’interpretazione pessimistica del genere umano, ma soltanto con lo scopo di interrogarmi sulle perverse dinamiche di accettazione di questa felicità plastificata.