L’artista emergente Paolo Minola ci presenta una serie di “pittosculture” nelle quali cerca di rappresentare resti, artefatti o situazioni che saranno rinvenuti in un immaginario ma possibile futuro, fra migliaia di anni. Si tratta di reperti della nostra epoca, in cui produciamo quotidianamente tonnellate di rifiuti, vivendo in modo superficiale e senza alcun riguardo per l’ambiente. Non ci rendiamo conto di essere ospiti su un pianeta che stiamo maltrattando da troppo tempo, a scapito anche di noi stessi e dei nostri eredi.
Il pittore ritiene che il consumismo e l’inquinamento ci erodano sia fisicamente che intimamente nel nostro modo di pensare, nel nostro modo di relazionarci con noi stessi e con gli altri, con la natura. La separazione da ”Madre Terra”, ci ha portati ad una sempre minor consapevolezza di ciò che siamo, del perché esistiamo e di dove vogliamo andare. La superficie delle cose e la superficialità di pensiero sono in contrasto con la forza del vortice, dell’aria, della concrezione di sedimenti, che con la loro energia vitale inesorabilmente rimarranno lì in eterno. È una consapevolezza che tutti noi dovremmo raggiungere per ritornare (o finalmente raggiungere) ad una vera e propria”età dell’oro”, ma un oro autentico non fatto di plastica.
Per la realizzazione dei suoi lavori, l’artista utilizza colori acrilici, materiali vari e di scarto e cartapesta su tela.