Simona Mancuso nasce a Milano il 27 dicembre 1975.
Dopo aver compiuto gli studi presso il liceo artistico della città natale, si dedica ad un tipo di pittura figurativa, che più si avvicina al concetto impressionista. Sono degli anni ‘90 i suoi dipinti ad olio, raffiguranti campi di fiori dalle pennellate decise, che sembrano voler esplodere dalla tela, con i loro colori vivaci. Dopo un lunga pausa, riprende i suoi studi ispirandosi ad artisti di fama mondiale come Alberto Burri e Gastone Novelli.
Le opere che nascono in quest’ultimo periodo sono caratterizzate dall’utilizzo di molteplici materiali: acrilici, colle viniliche, stucchi e gessi; persino materiali del tutto inusuali come il caffè e ritagli di giornale. Sono opere che, nella loro matericità, vogliono esprimere il punto di vista dell’artista che si affaccia alla quotidianità.
Nasce il ciclo di opere dedicate a New York, città che, dai sogni dell’artista, prende vita quasi come volesse uscire dalle sue tele.
New York Tutti vivono la stessa vita, con gli stessi valori, con gli stessi impegni quotidiani, seguendo le stesse regole, le stesse imposizioni, le stesse presunte libertà. Le nostre città sono
spersonalizzate, tutte uguali, dove l’architettura globalizzata disegna paesaggi pieni di torri di cristallo, qualche volta contorte, altre pendenti, dalle forme improbabili, ma tutte
rispondenti ad una idea comunemente accettata come bella, moderna, rispondente ai bisogni dell’uomo moderno.
Queste città diventano semplici contenitori per una vita che deve scorrere sempre uguale a sé stessa. In questo contesto è l’informazione a farla da padrone ”incollando” e mantenendo ben saldo ogni cosa, ogni aspetto della quotidianità. Ecco ciò che l’artista Simona Mancuso vede e sente e, attraverso questo ciclo intitolato ”A New York”, tenta di rappresentare.
La city, cosmopolita per eccellenza. Luogo di sogni ed emblema del mondo moderno. Viaggio oltreoceano di culture e stili diversi, che ogni giorno s’incontrano nella sua frenetica e
ricchissima quotidianità extra ordinaria. E’ New York l’esempio naturale e rappresentativo della ”Metropoli contenitore”. E’ rappresentata come una folla di architetture monocromatiche
e tutte uguali, che moltiplicandosi a vista d’occhio, costituiscono una foresta di alberi di cemento cresciuti senza razionalità né ragionevolezza. Il colore, sembra quasi trasudare dalla
tela; è gocciolante, per aumentare il senso dell’incombenza, dell’inevitabilità, con macchie di colore lasciate libere di realizzare rilievi.
Qua e là, senza un ordine prestabilito, articoli di giornale, lettere, titoloni da prima pagina, si sovrappongo e si mischiano al colore, alla materia e alle architetture. Simona
Mancuso ottiene, così, opere in cui la matericità è metafora dell’idea globalizzata che, aleggiando su ogni cosa, invadendo ogni angolo, anche il più recondito, fa della nostre città dei
luoghi dove l’individualità, il suo saper essere unico e speciale, è troppo spesso mortificato. E’ l’informazione dilagante che costruisce materialmente i palazzi, le strade, le città, nella loro apparente complessità.
Ancora nessun opera caricata.. |