L’artista Marco Pettinari ci racconta la sua storia e il suo rapporto con la street art e la pittura murale, con progetti nei quali passato e presente si mescolano in modo molto originale.
1) Marco, hai un nome d’arte o un tag con cui ti firmi?
Non ho nessun noma d’arte, mi firmo col mio nome o meglio, con la sigla MP. Anche se su Instagram compaio come Marek72, vale come nome d’arte?
2) Se dovessi descriverti con 3 parole, quali useresti?
Curioso, disponibile e forse poliedrico.
3) Come si è sviluppato il tuo percorso artistico? Cosa fai oggi?
Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Roma, ho fatto e faccio varie mostre in giro per l’Italia e oltre. Oggi provo a proporre quello che realizzo attraverso collaborazioni con gallerie o direttamente. Ho rivolto la mia produzione anche al design disegnando e realizzando mobili in plexiglass, la materia prima che già utilizzavo per le sculture e che oserei definire di famiglia, visto che mio padre ci lavora da oltre cinquant’anni. Da un paio d’anni mi trovo in Sicilia, a Ortigia…. posto di cui mi sono letteralmente innamorato, qui sto continuando la mia ricerca, percorrendo anche nuove strade come quella dei murales.
4) …e tra la tua permanenza a Ortigia e i murales qual’è il collegamento? Ti stai avvicinando alla street art?
Una splendida esperienza di qualche tempo fa! In realtà i miei lavori ad Ortigia sono piuttosto distanti dalla street art ma è un ambito in cui mi piacerebbe spaziare; devo confessare che non avrei mai accettato di fare graffiti su un colonnato del VI sec. A.C.: mi avrebbe reso a dir poco…nervoso! L’intervento svolto è stato anzitutto rispettoso del prezioso luogo in cui mi sono trovato a lavorare.
5) Ci racconti in cosa consisteva questo progetto?
Allora, ad Ortigia il progetto ora è prevalentemente espositivo; presento i miei lavori insieme a quelli di altri artisti e designer, ognuno di noi ha un certo periodo per esporre le proprie opere e lascia poi spazio alle esposizioni degli altri.
Il progetto di pittura murale – perché non posso certo chiamarlo street art, visto che era all’interno di una chiesa – è stato realizzato in una delle colonie Arbresh in Calabria. In quel luogo praticano il rito greco-ortodosso e quindi la chiesa è stata decorata con raffigurazioni di ispirazione bizantina.
6) E nello specifico hai lavorato da solo?
No no, è stata una bellissima esperienza a quattro mani. Il progetto inizialmente era di un mio collega di accademia: Ovidiu Leuce, un bravissimo pittore e ceramista romeno; lui ha coinvolto me.
7) C’è una scuola o un artista (o più artisti) al quale vi siete ispirati?
Per quel progetto, ovviamente, l’ispirazione è stata tutta l’iconografia bizantina in genere, però ci sono state alcune scene che sono state richieste, come il cenacolo o l’annunciazione per esempio, per le quali abbiamo usato come riferimenti opere specifiche della nostra tradizione artistica.
8 – Dove è stato realizzato questo lavoro?
Il posto preciso si chiama Vaccarizzo Albanese in provincia di Cosenza.
9) Tra i vari progetti realizzati, raccontaci quello che ami più di tutti?
È difficile sceglierne uno: quest’ultimo di cui ho parlato, per esempio, non era affatto male. Eravamo isolati in un’antica comunità, in un paesino sulle montagne, intriso di antiche tradizioni risalenti al XV secolo… E’ stata un’esperienza molto eccezionale!
Super Marco, linkiamo al tuo profilo Mostrami e lasciamoci così, tienici aggiornati sui prossimi lavori di murales e … perchè no!?!? di street art! Anzi proveremo noi a coinvolgerti in qualche progetto che ci commissionano! A presto!